Simone Baldassin
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Storie di una quarantena

Storie di una quarantena

Si alzò come tutte le mattine, i suoi movimenti erano decisamente più lenti di un paio di mesi prima dell’inizio della pandemia ma tutto sommato dopo pochi minuti ritrovava un minimo di elasticità anche se decisamente non aiutato dai cervicali, quei bastardi erano impietosi e gli OKI, un farmaco di quei tempi, erano divenuti oramai un prezioso alleato.

Non aiutava nemmeno il fatto di essere in stato interessante, non avrebbe mai pensato di rimanere incinta, un pò per l’età ma più che altro per il presupposto che sapeva che i maschi non potevano rimanere incinta. Ma quella pancetta figlia dello smartworking e delle palestre chiuse lo faceva sentire a tutti gli effetti in 5 mesi e, se non altro, per fortuna non scalciava.

Si era reso conto che l’occhio destro non vedeva più bene da vicino mentre l’occhio sinistro non vedeva più bene da lontano il che, tradotto in parole povere, stava semplicemente a significare che non vedeva più un cazzo ma se ne era fatto una ragione e nonostante tutto continuava a tirare ore davanti ad un monitor macinando serie tv come non ci fosse un domani ogni dannata notte, il sonno era un qualcosa che arrivava sempre più tardi.

Il Mercoledì mattina era una giornata di festa, era il giorno della spesa settimanale, quel gioviale momento in cui uscire a bestemmiare agli anziani che non davano un grande esempio al supermercato, non sapeva se perché spaesati o impauriti, ma sembravano non essere in grado di rispettare nemmeno la più piccola regola.

Indossava la sua tenuta da chirurgo, faceva un bel respiro e si incamminava verso il suo destino. Ogni tanto per strada incrociava qualcuno senza mascherina e nella sua testa partiva automaticamente un “guarda sto coglione”, ma solamente se era un maschio, se era una donna diventava un “guarda sta stronza”. Quanta gente innocente ha mandato a quel paese in maniera del tutto inconsapevole, un po come quelli che usano le bestemmie al posto degli articoli e dei verbi, non lo fanno apposta, è semplicemente un modo di esprimersi.

Rientrava sempre stremato dalla spesa, guardandosi allo specchio vedeva quelle due ombre nere sotto gli occhi diventare sempre più scure, con l’unico vantaggio di nascondere le rughe che si riproducevano ad una velocità impressionante sotto di loro, quasi, l’orologio degli anni, avesse cambiato marcia d’improvviso e viaggiasse al doppio o al triplo di prima.

Ma la cosa che più lo spaventava era il fatto che si stesse abituando a quel modo di vivere, stava diventando una prigione dorata, una comfort zone in cui, alla fine di tutto, si sentiva al sicuro. Di certo, se da una parte accumulava odio verso il sistema, verso la politica e i meccanismi che avevano portato a quella situazione surreale dall’altra pensava alle guerre del secolo precedente e alla fortuna di avere tutto nonostante tutto.

Fù un periodo strano quella primavera del 2020, anno bisesto anno funesto diceva sempre sua madre, ma dopo qualche mese la vita tornò a riprendere il suo corso, lo fece da sola mentre la politica, di fronte ad una popolazione con una percentuale altissima di persone da mesi senza stipendio, dove non si erano visti aiuti di nessun tipo, dove tantissimi avevano chiuso e non avevano da mangiare, si preoccupava solo di come avrebbero passato le vacanze e come far ripartire il campionato di calcio.

La vita tornò nei volti di quei bambini che di nuovo poterono uscire senza che mai nessuno dall’alto si fosse preoccupato di come farli tornare a scuola, la vita mostrò chiaramente che se ne fregava di chi comanda, la natura e gli animali mostrarono chiaramente a tutti che i deboli, i parassiti, quelli che sarebbero scomparsi prima o poi erano solamente lui, lui e la sua inutile specie.

Impararono da questo? No, non impararono nulla e si estinsero, come dei coglioni, come dei bambini bulli e dispettosi a cui i genitori non avevano insegnato nulla di buono, come a voler dimostrare di essere i più forti quando invece erano solo i più stupidi di tutti, stupidi oltre ogni immaginazione.

Un mattino, prima della fine, si ricordò il significato del suo nome, sai quelle cose che ti vengono in mente dal nulla, l’aveva letto da qualche parte anni prima. Il suo nome significava “mandato dagli Dei” e in quel momento, pochi attimi prima che tutto finisse, prima di chiudere gli occhi per l’ultima volta, pensò: “mandato a fare in culo suppongo.”

Questo articolo non centra niente ne con questo sito ne col lavoro che faccio ma sono pur sempre io. A volte si scrive per noia, altre volte per necessità, poco importa se hai qualcosa da raccontare.

Simone
Simone Baldassin
24 Aprile 2020

Simone Baldassin

Sono Full Stack Developer di professione e YouTuber per diletto, specializzato nello sviluppo di temi custom per WordPress e digital marketing. Oltre a realizzare siti web, dal 2010 tengo corsi di Web Design, in aula e in streaming, presso Veneto Formazione.

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